Yunnan

Sha Qing…Giovanni Chicco D’orzo, L’uccisione del verde e l’empatia del Puerh. Ed un wok gigante con delle foglie dentro.

…Quando ero un po più giovane, amavo (ancora oggi), una canzone dei Traffic di Steve Winwood, John Barleycorn (must die), un canto tradizionale, mi sembra scozzese, che ha a che fare con il Whisky, o meglio, con la produzione del Whisky. Ora, il protagonista della canzone, John Barleycorn (tradotto in italiano fa un po ridere: Giovanni Chicco di Orzo) è un bambino, bambino che dopo essere diventato uomo, deve essere ucciso.

Ma perchè, deve essere ucciso?


Giovanni Chicco d’orzo non è altro che la personificazione dello “spirito del grano”:

“Lo spirito del grano è la spiegazione mitica del mistero contenuto nel continuo rinnovarsi della vita: dai semi del grano vecchio (che muore) nascerà l’anno successivo il nuovo raccolto. E la nascita del grano nuovo, e quindi del cibo, fonte principale e quasi unica di sostentamento e vita nella civiltà contadina, non era certo un fatto secondario, e giustificava attenzioni particolari, fino in alcuni casi a sacrifici propiziatori rituali, in alcuni casi anche umani, o, più tardi, a rappresentazioni allegoriche degli antichi sacrifici.

Perché lo spirito del grano doveva morire? Era una metafora del ciclo della mietitura, il grano crescente doveva essere mietuto, quando finiva era finito il raccolto, il mietitore che mieteva l’ultimo covone simbolicamente uccideva il raccolto di quell’anno, e quindi uccideva lo spirito del grano, e quindi in qualche modo prendeva su di sé la sventura della fine della vita, della morte.
Ma lo spirito sarebbe rinato l’anno dopo, bastava sincerarsi che morisse in modo certo per garantirne la rinascita, e quindi doveva essere inscenata una uccisione simbolica e inappellabile (nella canzone è il “voto solenne”), con le forme e la brutalità del sacrificio”


Questi uomini, queste donne, vivono con il tè, aspettano il tè, ascoltano il tè.Ora, tutto quello che riguarda il Puerh, almeno quello rurale, dal villaggio, dai GU SHU, dalla foresta, è tutto manuale. Dimenticatevi le grandi “factory”, tipo Menghai, Six Famous Mountain etcetc….

Intere comunità hanno un solo scopo: fare il Puerh. E lo aspettano. Aspettano il raccolto, Aspettano le gemme, qualche volta aspettano la pioggia, altre volte, devono fare piu presto, della pioggia.

Un aspetto affascinante della lavorazione (del tè, in generale) è lo SHA QING (tradotto è qualcosa di simile a Uccidere il verde). Con questa fase della lavorazione, “cuocendo” (non è il termine esatto), in enormi Wok le foglie fresche, si arresta il processo enzimatico delle stesse, processo enzimatico iniziato al momento del “Picking”, della raccolta….in poche parole, si cerca di “uccidere la vita della foglia”, per preservarne aromi, qualità, benefici…..

Ora è chiaro che tutto è in mano del “contadino”, e lui che decide come “cuocere” le foglie, quanto pressarle, la temperatura, il tempo…..

….come puo venire il tè se magari, egli stesso quel giorno era stressato, nervoso, o magari, felicissimo?

Può essere considerato, in questi casi, il Pu erh Empatico?

Secondo me si. Ed è proprio qui, che sta il segreto e la differenza tra due coltivatori, magari che lavorano le foglie a 15 metri di distanza.

L’empatia è un processo, essere con l’altro. L’uomo lavora la terra, e la terra, essendo viva, produce in base alle indicazioni dell’uomo, senza mai perdere però la sua prerogativa principale, l’essere viva.

In una tazza di Puerh  si puo trovare tutto questo, dalla natura selvaggia degli alberi antichi (Gu Shu), il contesto (environment), la foresta, fino a  colui che lo lavora,  l’uomo.

Il Puerh, come detto, è vivo, non muore, continua la sua vita in modo quasi impertinente, portando con se ricordi, storie ed appunto, vita.

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2 pensieri su “Sha Qing…Giovanni Chicco D’orzo, L’uccisione del verde e l’empatia del Puerh. Ed un wok gigante con delle foglie dentro.

  1. D’accordo con te, il tè è estremamente sensibile, sin dal raccoglitore e la cura con cui sceglie germoglio e foglie, il trasporto senza che traumi rovinino le foglie o che vengano pressate dando inizio a fermentazioni/ossidazioni fuori tempo, e poi la cottura: è fondamentale! Abbiamo fatto diverse prove, e mani diverse possono valere scarti qualitativi notevoli.
    Un tea master, ad esempio, non darà MAI foglie di single tree da cuocere ad un dipendente, nemmeno a un figlio, e non sono rari i casi di coltivatori che si cuociono da sé decine e decine di chili di alberi antichi/gushu. E prima di cuocerle si prepara, si concentra, non tratta foglie pregiate se non è il momento.
    La produzione di tè anche molto pregiati è ancora composta di fasi e processi molto lontani da professionalità e standard come siamo abituati nel mondo occidentale; è artigianato di altissimo livello, ma spesso lasciato a regole istintive e .. empatiche. Ed intendo particolarmente empatiche (mi piace il tuo modo di usare questa parola), mi pare in misura maggiore a molte altre preparazioni gastronomiche. Questo se non altro rende uniche le eccellenze, e la variabilità è ricchezza.
    Mi ha fatto piacere trovare il tuo blog, e vedo inoltre che viaggi spesso .. io nelle stagioni di raccolta sono in Nannuoshan, dove lavoro appunto con tè in foresta, da alberi antichi ed altri selvatici: se passi di là sarai il benvenuto!

    1. Ciao Lorenzo, piacere mio. io come te, credo, mi occupo di tè. Anche questo anno sarei dovuto stare in Banna, ma per una stupida ed alquanto fastidiosa operazione ho dovuto rinviare. Credo che andrò nel Fujian fine settembre. 🙂
      Mi fa molto piacere che ti sia piaciuto il mio post, e sono contento che tu abbia capito il senso dell’esperienza…
      Amo lo yunnan del sud, sto lavorando ad un progetto, magari, quando saprò di più ne discutiamo insieme. Buona giornata!

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